Addio e Grazie per Tutti i Pesci

Animot. L'altra filosofia

numero tredici / 2023 / a cura di Alice Benessia



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“Addio, e grazie per tutti i pesci”. Con questa frase i delfini lasciano il pianeta per nuovi mondi, ascendendo all’unisono dal mare al cosmo. La Terra sta per essere distrutta. Hanno tentato senza sosta di avvertire gli umani del pericolo, e tuttavia, fino all’ulti-mo, non sono stati capiti. Molto arrogante e poco brillante, la specie umana interpreta come prodezza da circo quello che per i del-fini è l’ultimo messaggio di addio. Con una delle più surreali immagini della letteratura fantascientifica degli anni 80, lo scrittore e umorista britannico Douglas Adams evoca la ridicola inadeguatezza della nostra specie nel farsi capace di comprendere l’altro da sé – nel caso specifico un’altra specie animale – al punto da non accorgersi della propria brutale presunzione e dell’imminente disastro collettivo.

A distanza di quattro decenni, interrogarsi su come comprendere l’altro da noi è quanto mai di vitale importanza: non solo l’altro animale (umano e non umano) ma anche vegetale, fungo, lichene, microrganismo, minerale, roccia; e anche fiume, fo-resta, oceano, montagna; il flusso costante di materia organica e inorganica che ci circonda, ci abita, ci costituisce. Nelle voci di una nuova e indispensabile ricerca relazionale – al di là della separazione tra scienza e arte – questo numero della rivista esplora come possiamo fare silenzio e prestare attenzione, aprire dei varchi nelle fessure del nostro essere, attraverso i quali ascoltare le storie che l’altro racconta per noi e con noi, da migliaia di millenni.

Imbarcarsi in questo movimento significa cambiare la nostra più recente postura, abbandonare l’illusione Cartesiana di controllo e dominio su tutti gli altri, e imparare (di nuovo) come si collabora, ponendoci al servizio della vita nel suo insieme.

Il percorso è inevitabilmente immerso in un intreccio di ostacoli e compromessi, fallimenti e contraddizioni. Indicano i confini mobili del territorio che scegliamo di abitare insieme, e le conseguenze che siamo capaci di assumerci.

Non appena iniziamo a fare silenzio e a prestare ascolto, realizziamo rapidamente che il numero di umani e non umani che già incarnano questa diversa postura e sono intenti a collaborare, consapevolmente immersi nella rete della vita, è straordinariamente elevato.

Questo contributo aggiunge quindi solo un piccolo seme in una foresta di speranza. 

Vorrei ringraziare Gabi Scardi e Valentina Avanzini per avermi invitata a curare questo numero. Ogni invito è l’occasione per presentarsi a un appuntamento. In questo caso, con la possibilità di nutrire con nuove storie una conversazione che è al cuore della mia ricerca e pratica.

La mia profonda gratitudine va quindi a tutti coloro, umani e non umani, che hanno offerto le loro storie, condividendo la loro esperienza, saggezza e competenza. 

Non riassumo o rifletto qui su quanto leggerete e vedrete, preferisco lasciare che possiate unirvi alla conversazione in uno spazio aperto.

@ Caretto / Spagna 2012, from the series Questions to the Yamuna river


Con contributo di (in ordine di apparizione): Cyrilla Mozenter, Monica Gagliano, Gay Bradshaw, David Waltner-Toews, Andrea Caretto e Raffaella Spagna, Tim Ingold, Chiara Sgaramella, Xavier Luján, Alice Benessia

Animot è una rivista accademica edita da Safarà Editore, patrocinata dall’Università degli studi di Torino entro il progetto SIRIO

Direzione Scientifica Gabi Scardi e Valentina Avanzini