eppure si manifesta la relazione | claudia losi

pianpicollo research residency 020

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evento finale


Riflessioni d'esordio 

La lingua di Animali e Piante,/
dove per ogni specie
/c’è il vocabolario adatto.
/Anche un semplice buongiorno
/scambiato con un pesce,/
àncora alla vita
/te, il pesce, chiunque.


W. Szymborska, Appello allo yeti

Questi versi mi sono stati mandati da un’amica, verso la fine di maggio 2020, se non ricordo male, come per stare insieme in un luogo di vicinanza in quei giorni così particolari. Le avevo accennato alle settimane trascorse in residenza a Pianpicollo Selvatico, a quelle impossibili nei mesi primaverili. Le ho scritto del desiderio di ritornare lassù. Un ritorno a “una mia casa temporanea, a un rifugio, dove il silenzio non sarebbe stato il silenzio dell’attesa e delle sirene”.

Eppure si manifesta la relazione, una piccola relazione che si espande come l’ombra di una nube sulla sabbia, di una forma sul fianco di una collina.

W. Stevens, Connoisseur of Chaos

Quando ho visitato questo luogo per la prima volta pensavo avrei fatto lunghe camminate. Sarei partita per esplorazioni che mi avrebbero poi ricondotto lì. Incontrando posti nuovi, storie e persone. Invece no. Per ora non mi sono allontanata per sentieri che portano lontano. Stavo. Mi muovevo attorno. Qualcosa mi chiedeva di stare, guardare, ascoltare. Uno stare attivo, lenitivo.

Lo scorso anno, ho “frequentato”, circa una volta ogni due mesi, il reparto di rianimazione dell’Ospedale Maggiore di Bologna, perché invitata a pensare a un progetto, da realizzare insieme all’équipe, che coinvolgesse tutte le figure del reparto dal primario, alla psicologa, dai medici, agli infermieri. E anche alcuni dei parenti di casi finiti bene che ho potuto incontrare. I responsabili di questo invito non sapevano esattamente che chiedermi e tanto meno io cosa suggerire. La mia proposta è arrivata la seconda settimana di febbraio (2020). Avrei voluto camminare con ciascuno di loro, porre alcune domande-innesco, disegnare i loro piedi sui sentieri delle colline bolognesi, raccontare. E tutto si è interrotto.

Ne scrivo perché la riflessione teorica e la carica emotiva derivate da questa esperienza si sono intrecciate a stretto giro con gli “incontri” di Pianpicollo. Parole come cura e presa in carico, empatia, trauma e riparazione, reciprocità e alterità, corporeità, vita hanno assunto una intensità di significato complessa.

La domanda da porre ai pazienti, per farsi presenti come uomini e non solo come “aggiustatore”, è “come si sente?” non è domandare “ come sta?”… “Come si sente?” è chiedere di ascoltare l’eco che rimanda il proprio corpo.

La vita eccede sempre la forma, la sagoma, il corpo, la specie che abita.

E. Coccia

Inizialmente ero partita pensando a Pianpicollo (per la sua posizione geografica, le strutture in muratura e pietra che lo compongono, lo spazio intorno, di campi e boschi, gli animali, umani compresi, che lo vivono e lo attraversano) come un organismo composto da elementi interdipendenti e in relazione funzionale tra di loro. Un organismo da leggere dal punto di vista ecosistemico, culturale e sociale. E anche biologico.

Il corpo del paziente, in Rianimazione, è pura biologia: corpo che deve funzionare, meccanicamente. Eppure sempre più, anche in questo contesto si parla di biomedicina. Medicina della vita che vede il paziente nella sua interezza, e complessità emotiva.

Come un organismo sfaccettato.

Riparare. Portare riparazione. Al corpo, al mondo.

Riparare è anche rigenerare… ma non sapere esattamente quale sia la forma perfetta. Provare a sistemare. Ma non in via definitiva. Ci si muove verso un equilibrio temporaneo.

Muoversi in questo organismo e ricordare che il nostro corpo si fa misura del mondo. Il nostro corpo, lì. Con quella luce, e quel vento e su quel terreno scosceso..

In relazione e attorno al nostro corpo “ l’estensione si organizza a sistema” (Paul Zumthor).

In questo organismo-paesaggio,

Gli animali della mente non si lasciano disperdere così facilmente.

J. Berger

L’accoglienza come il pellegrinaggio è prima di tutto una disponibilità dialogica, l’accettare una promiscuità destinata a cambiarti.

R. Marchesini

Il nostro stare al mondo: ospitare ed essere ospiti. Animalità e dialogo intraspecie. Sono altri temi indissolubilmente legati all’esperienza che sto vivendo, col trascorrere delle stagioni e in mezzo a questa cornice di dubbio e incertezza che la pandemia ha steso su ogni nostra esperienza. E chissà per quanto e con quali effetti sulla lunga durata.

Pe tale motivo come ci relazioniamo all’Altro, sia esso animale, vegetale e “inanimato”, come ci poniamo al macroorganismo che ci contiene e ci fa essere, sono degli interrogativi inaggirabili.

(…) l’evoluzionismo darwiniano prevede di conseguenza dei progenitori comuni tra l’essere umano e le altre specie. Siamo perciò il frutto di questa storia condivisa (…) L’animale è pertanto non solo ospite dei nostri caratteri biologici o di specie ma anche della nostra cultura: l’altro di specie abita la nostra dimensione culturale. L’epifania animale è come una rivelazione: si può volare ed è questo “si può” il più piccolo germe di ogni espressione culturale.

R. Marchesini, Ospite

Nei prossimi mesi vorrei continuare queste riflessioni, combinando le mie parole con quelle di un ospite che ha condiviso con me alcuni di questi “pellegrinaggi” a Pianpicollo, Mauro Sargiani. Dialoghi che riguarderanno questi macrotemi.

E comunque non c’è guarigione senza bellezza.

Settembre 2020

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Pianpicollo Research Residency è un programma finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e dalla Regione Piemonte

in collaborazione con il Politecnico di Torino